Le nuove tecnologie spaventano i professionisti (insicuri)

Su Facebook ho letto un post di un collega che chiedeva cosa ne pensassero i suo followers delle nuove tecnologie (in campo fotografico), argomento a cui spesso penso anch’io ed ecco le conclusioni a cui sono arrivato:

premetto che sono un tremendo nostalgico, lo son sempre stato, sin da piccolo in cui mi imbambolavo a fissare qualcosa, o il vuoto, perdendomi in pensieri di un tempo (di un bimbo?) che fu. Come tutti i nostalgici non mi sento parte del presente, o quantomeno di questo presente, che sento scomodo e stretto. Faccio fatica a metabolizzare il ritmo, le aspettative, le dinamiche e l’etica del mondo dal 1999 in poi.

In tema fotografico, per me, potremmo tornare all’analogico anche oggi pomeriggio! E subito mi viene in mente un film di Woody Allen – “Midnight in Paris” con Owen Wilson e l’incantevole Marion Cotillard (una delle donne più belle del mondo) che tratta un tema trito e ritrito con la sua solita geniale comicità: siamo, per natura, più attratti da qualcosa che ormai non c’è più, quasi mitizzandolo; un presente che abbiamo vissuto ma che ormai é andato o, ancor più attraente, un tempo in cui nemmeno esistevamo. I nostri ricordi assumo colori più brillanti, profumi più intensi e sapori più forti di quello che erano in realtà. Del resto anche Battisti cantava “Mi ritorni in mente – Bella come sei – Forse ancor di più”.

Tanto per cambiare, sto tergiversando, sì, ma almeno ora vi é chiaro da che base di pensiero parto.

Tecnologie moderne: Alba scattata con un iPhone 6 nei pressi di Miglianico - Lecco. Sullo sfondo il fiume Adda
Tecnologie moderne: Alba scattata con un iPhone 6 nei pressi di Miglianico – Lecco. Sullo sfondo il fiume Adda

Ogni anno l’industria della tecnologie riversa sul mercato strumenti sempre più potenti (come se l’utilizzatore medio dovesse prepararsi ad uno sbarco sulla Luna) e la fotografia – consumer oriented – sembra essere quella a beneficiarne di più.
I cellulari oggi sono dotati di 2, addirittura 3 ottiche realizzate da aziende come Zeiss, che certo non ha bisogno di presentazioni. Smartphones che rendono la qualità (bada bene, tecnica) alla portata di tutti, e per tutti intendo anche chi non ha una formazione fotografica in senso classico; alla portata di chi non sa come gestire la luce – perché tanto ci pensa la macchina fotografica / cellulare; alla portata di chi non ha passato giornate intere ad imparare ad usare i flash per mettere in evidenza alcune caratteristiche di un volto; alla portata di chi non si tormenta la notte perché quel dato scatto realizzato non é esattamente come lo si era immaginato…

Queste tecnologie spaventano i professionisti perché oggi, anche il loro cugino, il quale ha appena speso lo stipendio per un cellulare, può fare foto che fino a ieri portava a casa solo il figlio di sua zia dopo aver frequentato una costosa scuola di fotografia all’estero. E sì, il professionista é spaventato perché effettivamente quelle foto sono eccezionali, sia da un punto di vista tecnico sia come visione (forse la sensibilità artistica é un dono di famiglia e non solo suo).
Professionisti che ricevono e-mail da potenziali clienti che chiedono prezzi scontati perché altrimenti il lavoro lo affidano all’amico / cugino di turno appassionato di fotografia, e queste e-mail, oltre a far incazzare, fanno paura. E tutti i soldi, tempo e fatica spesi per arrivare a fare quel dato scatto? Dissolti nel nulla o, peggio ancora, schiacciati sotto l’insostenibile leggerezza di uno smartphone al titanio con 3 ottiche, riconoscimento facciale e filtro “Rembrandt”?

Fanno paura perché al lettore di una fotografia non interessa il percorso, il know-how o la tecnologia che ha portato a quell’immagine, che ora vede stampata sul giornale o sul muro di una galleria d’arte; allo spettatore interessa solo ed esclusivamente la fotografia stessa ed i suoi contenuti!

Le nuove tecnologie spaventano i professionisti… insicuri!

Camminando a mezzanotte per Parigi non ci verrà dato un passaggio in auto trasportandoci per magia negli anni ’20 o addirittura nella Belle Époque sognata dalla Cotillard. Una mattina non aprirò gli occhi ritrovandomi negli anni ’70 con ai piedi delle scarpe consumate dalla terra delle strade della Patagonia alla ricerca delle ultime tracce di Butch Cassidy.
Domani mattina ci sveglieremo a casa nostra, nel nostro presente che offre strumenti potenti, eccezionali alla portata di tutti… si tutti, noi inclusi!
Noi professionisti del settore, noi che abbiamo speso un sacco di soldi per studiare all’estero, per imparare le lingue che ci permettono di rafforzare il rapporto fotografo – soggetto (straniero). Strumenti in più per dare libero sfogo alla nostra creatività, perché quella non te la vende Amazon, e non la puoi avere a rate incluse nel piano telefonico.

Quindi, ogni volta che qualcosa coglierà le mia attenzione spingendomi a desiderare di fotografarla, infilerò le mani nello zaino estraendo la macchina fotografica che riterrò più adatta in quel momento, incurante del fatto che possa o meno fare anche una telefonata o condividere quella stessa foto un minuto dopo essere stata creata.

Certo, sono un nostalgico, e certe cose mi fanno un po’ male, ma tra qualche anno sarò ancora un nostalgico e ripensando ad oggi rimpiangerò sensazioni a cui non faccio caso in questo momento, a colori che forse non sono così ricchi come li ricorderò. Quindi non mi resta che godermi e “sentire” il più possibile il mio presente sfruttando le tecnologie del momento come meglio credo e posso!

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